Il nostro lungo viaggio verso il Myanmar parte dalla nostra città con il servizio di trasporto Goopti; arriviamo all’aeroporto di Venezia con largo anticipo e troviamo già aperto il banco dell’Etihad, così ci liberiamo delle valigie, una buona colazione, passiamo i controlli ed attendiamo impazienti come sempre la partenza… primo scalo Abu Dhabi, secondo scalo Bangkok ed infine arriviamo a Yangon con il volo della Bangkok Airways.
Attendiamo per molto tempo le valigie ed alla fine ci tocca fare la denuncia di smarrimento, meno male che avevamo con noi nel bagaglio a mano due cambi ciascuno.
Uscendo dall’aeroporto ad attenderci c’è il nostro autista con un cartello in mano con i nostri nomi, parla poco inglese (come noi…) ma è una persona sorridente e gentile.
Come prima cosa cambiamo in aeroporto una parte dei soldi contanti portati (qui rispetto ad altri posti nel Mondo il cambio non è sfavorevole in aeroporto rispetto al centro città), poi acquistiamo una sim card MPT da utilizzare nel caso dovesse servire a comunicare con gli autisti che avremo durante il viaggio perchè come spiegato nella introduzione al viaggio, abbiamo rinunciato ad avere guide.
Ora siamo pronti per raggiungere l’hotel ed incomincia a piovere, a Yangon ce lo aspettavamo al 100%: l’hotel si trova a circa 12 km dall’aeroporto ma il traffico della città è impressionante… ci metteremo quasi 45 minuti!
Arriviamo all’hotel Reno, veramente un bel hotel dove il personale qui presente è il punto di forza: gentile, cordiale e si danno tutti molto da fare!
L’autista ci da appuntamento alle 15,00 per incominciare le visite, quindi saliamo in camera, molto bella e spaziosa, doccia veloce e riposino anche se breve dopo un lungo viaggio!
Siamo pronti per incominciare la nostra permanenza in Myanmar: prima tappa il Buddha disteso Chaukhtatgyi, della lunghezza di 65 metri per 30 metri di altezza ed è ritenuta una delle statue più grandi che si possono trovare in Myanmar (anche se noi in realtà ne vedremo tantissime di statue di Buddha veramente grandi!).
Lasciamo fuori le scarpe ed entriamo: proprio davanti a noi la grande testa del Buddha che ci fissa e sotto di essa molta gente ma anche monaci raccolti in preghiera.
Ora tocca finalmente la visita alla Shwedagon Pagoda che è da tantissimo tempo che voglio visitarla; è il luogo più venerato di tutta la Birmania e molti buddhisti da tutto il Mondo vengono a Yangon solo per pregare davanti a questa pagoda.
Paghiamo il biglietto che è di circa 10.000 Kyat a persona (circa €. 8,00), prendiamo l’ascensore e davanti a noi la maestosa Shwedagon Paya in tutto il suo splendore; la stupa la si può vedere da ogni punto della città grazie oltre che per i suoi 98 metri di altezza anche perchè è posta sulla sommità di una collina.
La pagoda è’ ricoperta da 27 tonnellate di foglie d’oro, da pietre preziose di vario tipo compresi i diamanti e si dice che al suo interno siano custoditi otto capelli di Buddha.
Poco dopo il nostro arrivo incomincia di nuovo a piovere, questa volta un forte acquazzone ed in poco tempo l’acqua arriva alle caviglie, così ci ripariamo davanti ad una delle 4 entrate per raggiungere la terrazza principale.
Dopo circa dieci minuti la pioggia un po’ si calma e continuiamo la nostra visita ai molteplici padiglioni e sale per la preghiera posti attorno alla pagoda centrale contenenti bellissime statue di Buddha.
Troviamo molti fedeli in preghiera anche davanti alle statue che rappresentano il loro giorno di nascita: prendono l’acqua posta affianco alla statua, la bagnano per tre volte e poi pregano oltre ad accendere profumatissimi incensi e a deporre ghirlande di gelsomino. Qui notiamo che per il mercoledì ci sono due statue in quanto questo giorno della settimana in Myanmar si suddivide in mercoledì mattina e mercoledì pomeriggio-sera.
Ci sediamo sotto un padiglione vicino a delle monache in preghiera ed in silenzio anche noi rimaniamo li a contemplare la bellissima pagoda per molti minuti.
Ci metteremo circa due ore per la visita (tutto l’intero complesso occupa una superficie di circa 46 ettari) ed, una volta recuperate le scarpe all’entrata, saliamo in macchina e ci dirigiamo verso l’hotel fermandoci però a comprare un po’ di frutta tropicale come piccole banane e mangosteen.
Poco più avanti vediamo il portone di ingresso della casa di Aung San Suu Kyi, grande attivista per i diritti umani, premio nobel per la pace nel 1991 ed oggi Consigliere di Stato della Birmania e Ministro degli affari esteri. La casa fu luogo degli arresti domiciliari e, vedendo ancora poliziotti fuori da questo portone chiediamo all’autista ora dove vive Aung e lui ci dice che si alterna tra la nuova capitale Naypyidaw e questa casa che comunque anche se è stato il suo luogo di prigionia lei ci vive ancora. Ci racconta anche che anni fa il viale che stavamo percorrendo, oggi pieno di traffico in quasi tutte le ore, era un viale chiuso, nessuno poteva passare se non i militari ed è stato così per tutta la durata della prigionia…scattiamo una foto dal finestrino in gran velocità.
Arriviamo in hotel e l’autista ci dice che domani ci sarà con noi un altro suo collega che ci verrà a prendere alle 8,30. Questa sera ceneremo in hotel, siamo ancora molto stanchi per il lungo viaggio aereo e, verso le 21,00, la reception ci passa una telefonata proveniente dall’aeroporto: la mia valigia è stata trovata, quella del mio compagno ancora no… mi verrà consegnata in hotel una ora dopo la telefonata. Meno male che preparo le valigie sempre miste cioè con alcuni capi miei ed alcuni capi del mio compagno!!!
Buonanotte Yangon, domani si parte alla volta di Bago e Kyaiktiyo.