Se non posso starci, sul Cammino, vorrei almeno leggermelo.
Ma quello che traspare dalle pagine del libro di cui andrò a parlarvi è molto di più. Perché sfogli gli angoli arrotondati e curiosi di questa bellissima edizione e senti il sudore, la fatica, i dubbi esistenziali, l’essere pellegrino, perfino il pianto e la gioia.
In ognuna delle 165 pagine, ad ogni rigo, senti il Cammino di Santiago.
È quasi una maledizione, per questo mi sento di consigliarlo.
Sia a chi il suo Cammino l’ha già percorso così da aver modo di reimmergersi in molte sue sensazioni, sia a chi intende viverlo un domani e comprendere che non si tratta solamente di camminare.
Davvero: basta con questa favoletta da sciatti travel blogger per cui viaggiare è tutto filtri e rose e fiori perché noi viaggiatori sappiamo bene la verità. È in ballo il bisogno di scoperta dell’uomo, uno dei suoi più arcaici bisogni.
Caricatevi di segnalibro e lasciate che vi parli un poco di Santiago e Nuvole, l’ultima fatica letteraria di Stefano Scrima, autore, filosofo, musicista, amico caro ma soprattutto (come recita il libro) pellegrino solitario in preda a fantasticherie.
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Non andrò a sprofondare con i miei scarponi nella storia perché ciascuno si mette in rotta per Santiago con motivazioni proprie. E come scrive lo stesso autore questo libro parla di lui, ma soprattutto di come si muove un’anima. E noi non vogliamo impicciarci troppo, che poi si perderebbe il gusto di leggerselo, vero?
Ma se lasciamo un attimo da parte le peripezie umane dell’autore, quello che si legge sono gli stati d’animo dell’essere pellegrino. Viaggiamo sul sentiero di questo libro e abbiamo la sensazione di condividere qualcosa con Stefano e chi è stato pellegrino un po’ lo sa.
Ogni parola è sporca di fango e melancolia, piena di ripensamenti sulla costante fuga verso l’ignoto da cui, però, non facciamo altro che venire attratti. Fino a scioglierci. Fino alla nostra Santiago, quella sì reale ed eterna molto più di quell’ammasso di architetture umane che al nostro arrivo ci troviamo di fronte.
Tanto Stefano la sua Santiago l’aveva già annusata in quel di Vileva dopo dubbi, voglie d’abbandonare e perfino la tracotante e sfacciata affermazione di non essere per nulla un buon camminatore. Allora avvenne (credo, quantomeno) quello che succede un po’ ad ogni pellegrino in momenti diversi con differenti intensità. Ma avviene.
Stefano aveva bisogno di tempo, di quel suo passo, aveva bisogno del suo Julen che per me potrebbe essere il mio Armando da Lisboa e per voi un altro tizio. Perché è singolare come tutti incontriamo un Julen prima o poi, a mo’ di chiave di volta.
Soprattutto il libro ci sputa in faccia il nostro crescere che così lento pare mentre siamo lì fra albergues malridotti e un sentiero incomprensibile; ma così rapido se proviamo ad osservarlo in seguito.
E quando ce ne rendiamo conto apprendiamo la lezione più importante, il vero bisogno di cui, strano a dirsi, manco sapevamo d’averne poi bisogno: la legge del Cammino come chiamata dall’autore. La lentezza che diventa consapevole e una trasformazione esistenziale che ci rende viandante per sempre, parte di quella famiglia di chi sta sul cammino (quello con la c minuscola, eh).
Solo allora , come molti se non tutti, ci accorgiamo che il nostro continuo (cito sempre) bisogno di noi, di parlare alle nostre sensazioni per dare un senso ai nostri passi si è fatto semplicità. Finalmente pronti ad entrare nella cattedrale (anch’essa con la c piccolina); a cogliere la reale bellezza di un tramonto che muore nell’oceano o lo spettacolo solitario d’un pavone in amore; ad apprezzare le fresche cervezas e perfino le trippe disgustose; a riderci sù; anche a concederci l’uso della parola amico nei confronti di un altro pellegrino capitato per pochi istanti nel nostro grande racconto.
Accade che quando siamo pronti a riscoprirci semplici ci troviamo i piedi già negli scarponi e lo zaino mai così leggero, camminando al nostro passo assieme a Stefano.
Perché, e concludo, è vero che ogni pellegrino parte col suo macigno dentro spinto giù dai nostri demoni. Loro, all’apparenza nemici, nel mondo dell’autore prendono il nome di scrittori e filosofi, da Baudelaire a Chatwin fino ad Unamuno. Prendono voce, fin quasi a stordirci ed urlare. A tramortirci e spaventarci.
Ma restano i nostri compagni di viaggio. E in questo gioco di specchi noi, noi siamo i nostri compagni di viaggio e lo voce che cacciamo all’infuori è la Santiago che tanto cerchiamo.
Ce lo dovremmo concedere prima o poi e fare come Stefano. L’autore che prima si tormentava con il suo chi me lo fa fare? Finendo poi, a due passi da un Decathlon, a concedersi un paio di pantaloncini comodi. Urlando (o meglio io così voglio immaginarlo):
Avevo espiato abbastanza, potevo allentare la presa.
A mio giudizio se volete sapere che odore abbia la strada per Santiago questa è l’occasione giusta!
Informazioni sul libro
Scritto dopo il Cammino del Norte del 2016 e pubblicato nel 2018, Santiago e Nuvole è edito da Ediciclo Editore, specializzata in libri di viaggio fra cui molti tematici sul Cammino di Santiago.
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